Jonathan Monk

SL

 

Spoleto Festival dei Due Mondi
29 Giugno – 14 Luglio

Torre Bonomo, Via della Basilica 8, Spoleto

Mahler & LeWitt Studios con Valentina Bonomo e la Torre Bonomo. A cura di Vittoria Bonifati.

Supportato da Galleria Valentina Bonomo e Galleria Massimo Minini.
Prodotto in collaborazione con La Gioconda, Deruta e Viaindustriae, Foligno


Rassegna stampa: Brooklyn Rail, ‘Jonathan Monk: SL’, Ginevra de Blasio

Jonathan Monk è un artista britannico che vive e lavora a Berlino. Il suo lavoro comprende un’ampia gamma di linguaggi, tra cui scultura, pittura, fotografia, film e performance. La sua pratica artistica richiama spesso strategie concettuali e minimaliste degli anni Sessanta e Settanta, con un approccio umoristico spesso legato alla sua storia personale. Il lavoro di Monk riflette sulla tendenza dell’arte contemporanea a voler far propri alcuni riferimenti artistici del passato, rendendo omaggio a figure come Ed Ruscha, Lawrence Weiner, Alighiero Boetti, Bruce Nauman, Barbara Kruger e Sol LeWitt, demistificando al contempo il processo creativo dell’arte stessa per suggerire modelli alternativi di interpretazione dell’opera d’arte e del ruolo dell’artista.

SL è il titolo della mostra personale di Jonathan Monk alla Torre Bonomo, che presenta una selezione di opere esistenti e nuovi lavori realizzati durante la sua residenza presso i Mahler & LeWitt Studios nel gennaio 2024, in risposta al lavoro di Sol LeWitt.
Nei primi anni 2000 Monk ha iniziato a realizzare una serie di brevi animazioni utilizzando i libri d’artista della sua collezione personale, spesso distruggendoli durante il processo stesso. Tra questi sono inclusi i libri di LeWitt, che è stato tra i primi artisti concettuali ad aver contribuito a stabilire un nuovo approccio radicale del libro come opera d’arte. Il suo approccio esemplare infatti è stato fondamentale per tracciare la direzione di questo linguaggio. I film di Monk rivisitano le idee di ripetizione seriale, reinterpretando i libri d’artista di LeWitt come una serie di immagini fisse – linee sequenziali, colori, forme geometriche e immagini fotografiche – senza mai trascendere dal libro stesso.

Il punto di partenza della mostra SL è il film in 16mm A Cube Sol LeWitt photographed by Carol Huebner using nine different light sources and all their combinations front to back back to front forever (2001). L’opera è un film in bianco e nero originariamente realizzata su pellicola in 16mm e successivamente trasferita in digitale, che comprende cinquecento undici immagini fisse, ognuna delle quali ritrae una scultura bianca a forma di cubo posta su una superficie piana ed esposta a una serie di condizioni di luce diverse. In tutti gli scatti, il cubo è rappresentato al centro dell’inquadratura e l’illuminazione cambia continuamente in modo tale che un’ombra sembra muoversi costantemente sopra l’oggetto e intorno ai suoi lati. Le immagini dell’opera sono fotografie che Monk ha scattato a tutte le pagine di un libro del 1990 intitolato A Cube di Sol LeWitt. Il cubo è una scultura di LeWitt, di cui non si conoscono né la data né il titolo, e le “nove fonti di luce” sono le lampade che illuminavano l’oggetto da varie angolazioni quando Huebner lo ha fotografato.

Al primo piano della Torre Bonomo, oltre al cubo, sono esposte quattro animazioni di Monk: Sol LeWitt Four Basic Kinds of Lines & Color front to back back to front four four two two four four forever (2000), All the possible ways of opening Sol LeWitt’s Opening Series (2004), e due nuovi film realizzati a Spoleto durante la sua residenza nel 2024: Sol LeWitt Cock Fight Dance Dancing e SOLLEWITTONEHUNDREDCUBESCANTZSLOWSLOSEASYNOWFRONTTOBACKBACKTOFRONT. Ogni film è realizzato utilizzando il libro corrispondente, spesso dello stesso titolo o parti di esso, che diventa come un flip book o un “film preindustriale dell’età della pietra”, come suggerito da Sol LeWitt in una conversazione con Jonathan Monk nel 2003. Le dimensioni delle immagini proiettate sulle pareti sono le stesse dimensioni delle pagine dei libri. Quasi senza trascenderne il linguaggio, i film ingannano così lo spettatore dando l’impressione di sfogliare molto velocemente le pagine di un libro.

Nei primi anni Settanta, Sol LeWitt fu il primo artista in residenza invitato dalla rivoluzionaria gallerista Marilena Bonomo nella Torre. Per diversi anni LeWitt utilizzò questo spazio come studio e nel 1976 realizzò un gruppo fondamentale di disegni murali a matita sulle pareti della Torre che portarono ad una mostra durante il Festival dei Due Mondi nel 1977.

All’inizio degli anni Duemila Jonathan Monk riceve in dono dal visionario gallerista e collezionista Yvon Lambert un righello di legno che si ritiene sia stato lasciato da Sol LeWitt vent’anni prima dopo l’allestimento di una mostra a Parigi. In occasione della sua mostra personale a Spoleto, Monk ha realizzato una nuova serie di righelli in ceramica intitolata Sol LeWitt Rules, prodotta presso lo storico laboratorio di ceramica La Gioconda di Deruta, che negli anni Ottanta ha lavorato a stretto contatto con LeWitt per la produzione dei suoi piatti e piastrelle in ceramica.

Il mistero che circonda questo oggetto non sarà svelato in questa occasione, ma ciò che è interessante dei righelli di Monk è il processo stesso di reinterpretazione: trasformando l’oggetto originale in qualcos’altro. L’approccio di Monk verso l’arte privilegia le idee rispetto alla creazione di oggetti attraverso l’uso del linguaggio, dell’azione e dell’alto grado concettuale rispetto all’idea stessa di arte. I righelli di Monk non sono dritti, non hanno numeri o linee e ognuno è leggermente diverso dall’altro. Sono realizzati con il processo di estrusione, in cui l’argilla viene spinta manualmente attraverso un profilo metallico modellato sul righello originale donato all’artista da Yvon Lambert.

Le premesse per questa mostra sono nate nel 2022 durante una conversazione tra me e Jonathan Monk al Bar San Calisto di Roma. Monk ha vissuto per un periodo a Roma con la sua famiglia nel 2015, quando ha iniziato i Restaurant Drawings, raccogliendo alla fine dei pasti le ricevute dei ristoranti e riproducendo direttamente su queste opere d’arte esistenti. Ognuno di questi lavori ha un valore pari al costo del pasto. All’ingresso della Torre si trova uno di questi disegni, raffigurante un’immagine immediatamente identificabile ad un’opera di Sol LeWitt, al prezzo di due euro e ottanta: l’importo pagato per il nostro caffè.     

La mostra SL svela i legami diretti e indiretti tra Jonathan Monk e Sol LeWitt. Monk è nato nel 1969, esattamente nell’anno in cui LeWitt ha scritto le sue “Sentences on Conceptual Art”. È forse una coincidenza?


Pubblicazione

‘Jonathan Monk, Sol LeWitt Rules’ Prodotto da Mahler & LeWitt Studios e Viaindustriae Publishing, Foligno. Edizione di 300, 2024.

Evento

Domenica 30 giugno, ore 11.30, Biblioteca Carandente, Palazzo Collicola, Spoleto. In mostra una selezione dei libri d’artista di Sol LeWitt, scelti da Jonathan Monk in dialogo con la mostra. Grazie a Valentina Bonomo, Emanuele De Donno e Alice Mazzarella.


Jonathan Monk è nato a Leicester nel 1969 e vive e lavora a Berlino. Ha conseguito un BFA presso il Leicester Polytechnic (1988) e un MFA presso la Glasgow School of Art (1991). Mostre personali si sono tenute al CCA Tel Aviv, Israele (2019); Zentrum für Zeitgenössische Kunst, Berlino, Germania (2019); Vox, Montreal, Canada (2017); The Gallery presso De Montfort University, Leicester, Regno Unito (2017); Kunsthaus Baselland, Muttenz, Svizzera (2016); Museo d’Arte Contemporanea di
Roma, Roma, Italia (2015); Irish Museum of Modern Art (IMMA), Dublino, Irlanda (2014); Centro De Arte Contemporáneo (CAC) Malaga, Spagna (2013); Kunstraum Dornbirn, Austria (2013); Palais de Tokyo e Musee d’Art Moderne, Parigi, Francia (2008); Kunstverein Hannover, Hannover, Germania (2006); Institute of Contemporary Art, Londra, Regno Unito (2005); e Museum Kunst Palest,
Dusseldorf, Germania (2003). Il suo lavoro è stato incluso in numerose mostre collettive, tra cui la Whitney Biennial (2006), la 50a e la 53a Biennale di Venezia (2003, 2009), la Berlin Biennale (2001) e la Biennale di Taipei (2000). Nel 2012 gli è stato assegnato il Prix du Quartier Des Bains, Ginevra.

Vittoria Bonifati è una curatrice con sede a Roma. È la direttrice artistica di Villa Lontana, un project space indipendente avviato nel 2018 in collaborazione con Jo Melvin. La sua ricerca si incentra su pratiche antiche e contemporanee sia nel campo delle arti visive che del suono. Nel 2019 ha fondato l’etichetta musicale Villa Lontana Records (co-gestita con Michele Ferrari) focalizzata su materiale d’archivio e inedito della scena elettronica d’avanguardia e della sound-art contemporanea. Cura il programma cinematografico 16MM RUN al Museo MACRO di Roma, presentando film d’avanguardia e sperimentali degli anni ’60, ’70 e ’80 in formato 16mm. Progetti recenti includono la mostra
decennale The Colors of Antiquity ai Musei Capitolini di Roma, La Terra delle Sirene Public Program al
Museo Madre di Napoli e Sirenland, parte del Padiglione Italia alla 18a Biennale Internazionale di Architettura di Venezia. I suoi scritti più recenti sono stati pubblicati su Octopus Notes, rivista annuale di saggi critici e accademici. Vittoria Bonifati è membro del consiglio di Flat Time House, Londra. Ha conseguito una laurea in Storia dell’arte presso l’Università La Sapienza di Roma e un MA in Curating Contemporary Art presso il Royal College of Art di Londra.

Mahler & LeWitt Studios I Mahler & LeWitt Studios offrono un programma di residenze e progetti speciali basati sugli ex studi di Anna Mahler e Sol LeWitt a Spoleto, Italia. Centrale nel programma è anche la Torre Bonomo, torre medievale un tempo utilizzata come residenza e spazio espositivo dalla gallerista Marilena Bonomo. All’inizio degli anni ’70, Sol LeWitt fu il primo residente della Torre e, mentre la utilizzava come studio, realizzò un gruppo fondamentale di disegni murali sulle pareti della cucina della torre, i quali continuano a offrire uno sguardo unico sulla sua produzione. mahler-lewitt.org

Torre Bonomo La Torre Bonomo è una torre medievale nel centro storico di Spoleto, un tempo utilizzata come residenza e spazio espositivo dall’influente gallerista Marilena Bonomo (1927-2014). Nel 1971 Marilena Bonomo apre una galleria a Bari e con la sua prima mostra costituisce un precedente in Italia per l’esposizione di artisti internazionali d’avanguardia; la mostra comprendeva Robert Barry, Mel Bochner, Alighiero Boetti, Daniel Buren, Hanne Darboven, Jan Dibbets, Luciano Fabro, Douglas Huebler, Sol LeWitt, Giulio Paolini, Robert Ryman e Lawrence Weiner. La galleria rimase a Bari ma
dal 1976, in una torre medievale del centro storico di Spoleto, allestì una serie di mostre personali, spesso in concomitanza con il Festival, con Richard Nonas, Sol LeWitt, Giulio Paolini, Richard Tuttle, Jannis Kounellis, Nicola De Maria, Tullio De Gennaro e Osvaldo Licini. Furono Marilena Bonomo e il marito Lorenzo a presentare Spoleto a Sol LeWitt, ove egli scelse di vivere e lavorare ininterrottamente per tutti gli anni ’80. L’antico eremo che possedevano a Monteluco, affacciato su Spoleto, era un vivace luogo di incontro per gli artisti. All’inizio degli anni ’70, Sol LeWitt fu il primo artista a risiedere alla Torre: utilizzandola come studio realizzò un gruppo fondamentale di disegni murali sulle pareti della cucina della Torre, che continuano a offrire uno spaccato unico della sua produzione. Questi disegni sono stati oggetto della monografia Sol LeWitt’s Studio Drawings in the Vecchia Torre (The MIT Press) di Rye Dag Holmboe e Joschi Herczeg, questi furono a loro volta i primi residenti di Mahler & LeWitt Studios nella Torre, inaugurando un nuovo capitolo della sua attività artistica. La Torre è a pochi passi dagli studi Mahler e LeWitt in Via Brignone. Le nostre storie sono già intimamente connesse e Valentina Bonomo e gli Studi Mahhler & LeWitt hanno ospitato: Valerio Rocco Orlando, Rye Dag Holmboe, Joschi Herczeg, Andrianna Campbell, Annie Godfrey Larmon, Allison Katz, Tony Tremlett, Nicolas Jaar, Will Harris, Rä di Martino, Abbas Zahedi, Nisha Ramayya, Mengting Zhuo e Jessica Tang.